Le royalties hanno sempre fatto gola e l’industria musicale e il mondo dei cataloghi musicali e dello streaming sta interessato sempre di più gli operatori finanziari, diventandone un dominio della finanza economica.
Questo non è un segreto per nessuno ormai, visto che il fatturato globale dell’industria musicale è stato documentato sui 25,9 miliardi di dollari (Fonte: IFPI, Global Music Report 2022), a confronto di un fatturato del 2018, che si aggirava intono ai 18,9 miliardi. Un successo sempre più crescente.
Questa crescita ha potuto effettuarsi grazie alla distribuzione digitale. Una rivoluzione dovuta alle piattaforme di streaming che in vent’anni è riuscita a trasformare l’industria del settore musicale, che ora rappresentano circa il 65% del mercato, con un fatturato di ben 16,9 miliardi di dollari.
Un’inversione che ha portato questo settore ad uscire dalla crisi degli anni 2000 e a crescere a ritmi mai visti, riuscendo così a sostituire le vendite di dischi, oramai in netto calo, con i guadagni da royalty.
Una miniera d’oro, anzi musicale, che ha coinvolto negli anni i colossi del web come: Spotify, Apple Music, Amazon Music e Google, YouTube Music. Al momento gli utenti nel mondo sono 523 milioni, ma secondo una ricerca divulgata da Spotify: nel 2030 potrebbero addirittura raggiungere il miliardo.
Su queste basi alla fine forse si è capito il motivo del perché tra Meta – che gestisce Facebook e Instagram – e Siae non si è ancora trovato un accordo, tanto da rimuove l’intero repertorio SIAE dalle librerie musicali di Instagram e Facebook. Ma approfondiamo di più il fatto attraverso il comunicato ufficiale Siae:
“…la decisione unilaterale di Meta di escludere il repertorio SIAE dalla propria library lascia sconcertati gli autori ed editori italiani. A SIAE viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio.
Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti.
Colpisce questa decisione, considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di SIAE a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati.
Tale apertura è dimostrata dal fatto che SIAE ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1° gennaio 2023. SIAE non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.
“Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae. La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta e per questo motivo, a partire da oggi, avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae all’interno della nostra libreria musicale.
Crediamo che sia un valore per l’intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano. Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo e continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti”.
Sostanzialmente, quello che si può intuire è, che Meta abbia proposto un accordo per una determinata cifra, decisa in proprio, senza dare a SIAE i numeri reali dell’utilizzo della musica italiana. Il problema potrebbe essere nella base di calcolo.
L’idea è che Meta vorrebbe pagare i diritti a SIAE per le canzoni in base al numero dei post che le utilizzano, SIAE chiederebbe che vengano riconosciuti i diritti per ogni visualizzazione dei contenuti che contengono canzoni tutelate.
Principalmente secondo la posizione attribuita a Meta se un utente con milioni di follower utilizza una canzone italiana per un Reel che fa 10 milioni di visualizzazioni, questo utilizzo conta 1, allo stesso modo di un utente che inserisce una canzone in un video che fa 10 visualizzazioni. Meta quindi vorrebbe pagare su una base molto diversa rispetto a quello che chiede SIAE, che conterebbe invece il numero di visualizzazioni.
Sembra si tratti di una questione di principio nella quale SIAE vuole difendere i diritti degli autori ad essere ricompensati per il numero di volte in cui la loro canzone viene ascoltata, dall’altra parte invece Meta vuole adottare un tipo di calcolo che massimizzi il risparmio, di modo che, di logica, si possano avere più profitti e far crescere sempre più le proprie azioni in Borsa.
Ma perché Meta non può Cedere?
Meta non può cedere perché nella sua strategia, questo potrebbe avere un effetto a catena su tutti gli altri Paesi – circa 150 paesi nel mondo – che potrebbero chiedere lo stesso metodo di valutazione per il proprio patrimonio musicale, dall’altra parte, SIAE non accetta come moneta di scambio la “visibilità” che i Social danno alle canzoni, dunque sarà molto difficile immaginare a questo punto un accordo.
A mio modesto parere mi trovo in accordo con l’affermazione di Gianrico Cuppari, un AD quotato di una società di management: “Gli interessi in gioco sono molto importanti: da un lato c’è il lavoro degli autori, degli artisti e degli interpreti che va valorizzato, seguendo anche i dettami della Direttiva europea sul copyright.
Dall’altro c’è l’azienda di Mark Zuckerberg che fa i suoi conti e mette sul tavolo una proposta, la quale secondo Siae è un’imposizione da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana. Senza un accordo, è venuto a mancare il mezzo più efficiente di vincolo fra musica italiana e fan”
Ma aggiunge anche che. “C’è comunque una speranza che la situazione a un certo punto si risolva, ma la questione è in mano a realtà più grandi di noi. Io posso dire che i dischi e la musica si ascoltavano e si riuscivano a far arrivare alla gente anche prima dei social. Qualcosa troveremo”.
Come Private Banker e dopo più di venticinque anni di esperienza, posso assolutamente consigliare a chiunque pensa che il denaro non abbia nessun valore nella gestione dello svolgere la propria vita, che non è assolutamente così, si deve avere una forte coscienza del denaro e di quanto questo sia fondamentale e di come sia ancora più fondamentale, una gusta gestione del proprio patrimonio.
Ho voluto prendere ad esempio la questione Siae-Meta, per far comprendere in modo evidente, che anche dietro una semplice storia da pubblicare su un social con un sottofondo musicale, può esserci una questione di disputa economica, da milioni di dollari e euro in ballo, e mentre la gente comune pensa che ciò che fa nella propria vita è semplice libertà di espressione, in realtà non è così.
E visto che il periodo che stiamo vivendo è sempre più insidioso a livello economico e finanziario, consiglio fortemente a ognuno, di fare una riflessione sul proprio futuro economico e di avvalersi di un serio consulente finanziario.
A riguardo leggi la mia biografia per capire chi sono