L’orientamento di Mario Draghi in questa fase così delicata è un dilemma che può dipendere da ciò che ha fatto in passato, è vero che il suo curriculum attesta che è atlantista e con un passato dalla mentalità neo-liberale, (di tipo montiana, austerity ecc), che abbiamo già vissuto in anni precedenti, ai tempi in cui ad esempio era nella BCE. Ma nel contempo quando ricoprì quel ruolo in BCE, i passi non furono propriamente pro-America, ma più volti all’indipendenza dell’Europa Unita. Questo mette un po’ un dubbio se nella sua crescita professionale ci siano stati cambiamenti. Non è facile capire la politica di Mario Draghi, visti anche i profili bassi sui suoi social e sui mass media.
Dunque il suo pensiero diventa arduo da interpretare, osservando che non scrive articoli e ne rilascia molte interviste su argomenti specifici. Quindi ad oggi non sappiamo quale sia il suo orientamento. Negli ultimi interventi avvenuti per la carica come Presidente del Consiglio, l’argomento sottolineato è stato il sociale, che per un liberare come Mario Draghi è una cosa insolita. C’e da dire che meno una persona si espone, meglio si segue, perché il materiale su di essa è minore, ma è pur vero che potrebbe sembrare che non si esponga in ciò che fa.
Il contesto mondiale dopo la pandemia è indubbiamente cambiato e facendo un’analisi accurata, forse Mario Draghi con il suo gruppo ristretto di collaboratori, si sta rendendo conto che il sistema che ci ha portato fino all’anno scorso, dopo la crisi del 2008, non funziona più e che fa acqua da tutte le parti e il sociale ora è necessario, visto i disordini creati dalla crisi. È chiaro che il pensiero di Mario Draghi per come affondare il COVID e la Crisi Italiana è un’incognita per ora, ma le affermazioni a cui dare importanza sono: il sociale, le infrastrutture e l’abbassamento delle tasse, su cui sta già muovendo i primi passi.
La differenza tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, sta non soltanto nelle diverse carriere, che mostrano due personaggi validissimi nei rispettivi campi, ma nel fatto che Giuseppe Conte non aveva un’immagine politica internazionale prima della pandemia, dunque tanto di cappello per come ha saputo farsi scoprire dal panorama internazionale per l’Emergenza Covid-19 del 2020. Mario Draghi dal canto suo invece ha una reputazione che la stessa Europa teme, perché una sensazione che passa è quella che ciò che afferma sembra sia legge. Come ad esempio gli ostruzionismi di alcuni paesi dell’Unione, di fronte ad un Draghi che ha diretto la BCE, si placano, perché egli sa effettivamente vita morte e miracoli di tutti i paesi membri dell’Unione Europea.
E non c’è più tanto da scherzare dinnanzi ad un personaggio cosi influente per nessun paese, e nemmeno continuare a declassale l’Italia, visto che ogni paese ha le sue falle interne. Una parola, un’azione di Draghi ha un’attendibilità estremamente importante, che per l’Italia è una novità e la particolarità sta nel fatto che non se ne ha nemmeno la percezione, visto che di politica estera la maggior parte degli italiani ne ha una vaga conoscenza. In questo caso però l’Italia, facendo parte dell’Europa, può muoversi per un proprio tornaconto a supporto di un’Europa Unita, senza essere attaccata con un personaggio così di spicco come Mario Draghi, mentre in anni passati, episodi per un salto in avanti dell’Italia sono stati pagati cari, vedi il Caso Mattei.
Di fatto in questa circostanza non è un solo paese che vuole emergere, ma un continente intero che vuole sopravvivere e che sta cercando la propria indipendenza sul fronte politico, economico ed energetico. E questo è un passaggio fondamentale, visto che fu proprio l’Europa il capo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale, in cui fu massacrata sia da ovest, che da est e che si porta ancora dietro tutta la divisione della mentalità di quel conflitto, che risale a meno di ottanta anni fa. Ecco perché ancora si parla di sovranismi, populismi ecc. Questo è dovuto al fatto che l’Europa è talmente giovane, che non ha ancora un’entità ben strutturata.
Ed è questo che va valutato quando si parla di: Mario Draghi, COVID, Crisi Italiana e del perché il Recovery Fund è così importante e di conseguenza la figura di Giuseppe Conte, forse proprio perché ne ha sostenuto l’importanza, battendosi per un fondo di recupero per la ripresa, ritenuto “necessario e urgente”, per far fronte alla crisi scatenata nel 2020 dal COVID. E si può affermare che esso si finanzia tramite l’emissione di Recovery Bond, con la garanzia del bilancio UE, che sembrerebbero i futuri Euro Bond, dunque vista in questa ottica Giuseppe Conte ha sostenuto il futuro.
Si ventila che il Recovery Bond potrebbe essere l’anticamera dell’Euro Bound. Ma cos’è il Recovery Bond? È un’obbligazione comune emessa dal fondo Recovey Fund con la garanzia del bilancio UE.
“In questo modo la condivisione del rischio sarebbe comune solo per il futuro, senza una vera mutualizzazione sui debiti del passato cosicché da accontentare i paesi del fronte del Nord come Olanda, Austria, Svezia, Finlandia e Germania, da sempre contrari ad una classica condivisione degli oneri legati ai debiti. Il finanziamento del fondo avviene quindi tramite la raccolta di liquidità data dall’emissione dei recovery bond. Tale liquidità, sarebbe poi distribuita ai governi maggiormente in difficoltà per l’emergenza coronavirus e non dovrebbe essere rimborsata. La differenza sostanziale tra i Recovery bond e Eurobond, nel primo caso la condivisione del rischio è comune solo per quanto concerne il debito futuro mentre con gli eurobond o coronabond, ci sarebbe la mutualizzazione del debito futuro e anche pregresso.”. (The Italian Times).
È chiaro che il progetto sembra quello di unire davvero l’Europa, ma qui si pone allora un altro scoglio quello dell’indipendenza della stessa dalle varie potenze mondiali. Tutto questo dipende molto anche dalla Germania, se si sposterà verso Est o ritornerà ad Ovest, proprio per la ricerca dell’indipendenza energetica. E avendo la Russia vicino, sembrerebbe oramai assurdo aspettare navi mercantili americane, con il rischio di inquinamento dei mari, quando invece i potrebbe sfruttare invece un oleodotto a 1000/2000 Km.
E qui, il blocco che l’Italia ha messo al progetto del nuovo gasdotto South Stream con il quale si doveva connettere direttamente la Russia all’Unione Europea, eliminando ogni Paese extra-comunitario dal suo transito e passando sotto l’Adriatico, avrebbe coinvolto l’Italia sbucando in Puglia. Un blocco che sembra sia stato effettuato per una politica pseudo ambientalista ed economia per l’energia e per il petrolio a favore dell’America, un fatto da considerare molto serialmente.
È normale guardare ai mercati finanziari attraverso le tendenze, come ad esempio la tecnologia, lo smart-working. Un dato è che in questo momento le Società stanno guadagnando meno, perché il mercato sta cambiando e quindi in futuro saranno molto più propense a risparmiare, dando ad esempio, come già sta succedendo, un pc e benefit ad ogni dipendente per lavorare da casa. Di conseguenza è logico che un risparmio del genere alle Società da più profitti e quindi possono salire in Borsa.
Quando si tratta di mercati finanziari e gestione denaro, è sempre una questione di osservare l’attualità dei fatti, siano essi politici, economici, sociali, non si può prescindere da questo. In concreto la scesa in campo e il successo di Mario Daghi a capo del Governo, in una situazione di pandemia a causa del COVID e in piena crisi economica italiana, potrebbe risultare un’ottima opportunità per investire in Europa, mentre prima di questa situazione, gli investimenti in Europa erano considerati meno dai mercati finanziari, privilegiando i mercati asiatici ad esempio. Ma la cosa che si evince da questa analisi è che Mario Draghi sembra essere l’ultima chance per l’Italia e sopratutto per l’Europa.
Da valutare è il fatto che chiunque arrivi dopo Draghi, in caso anche di un ipotetico fallimento, come verrà considerato? Se non ce la fa Draghi con quella potenza e attendibilità internazionale, chi potrà? Queste sono riflessioni molto importati su cui ragionare per osservare il vero motivo della presenza di Mario Draghi in una situazione dove il COVID sta mettendo in ginocchio l’Italia, l’Europa e il mondo intero. Con Draghi al Governo l’Italia può davvero pensare di ripartire, crescere, tagliare con il passato e la burocrazia? E anche l’Europa ha un’occasione in questo senso? Mario Draghi è per l’Italia e l’Europa un carico da 90 da spendere, non sottovalutatile e la Politica in questo senso dovrebbe, anzi deve mettersi da parte, perché a questo punto è chiaro che non è più una questione politica.
Come si sottolineava all’inizio, la situazione più importante da tenere sotto controllo, è capire dove si dirigerà Mario Draghi, se seguirà il suo maestro Federico Caffè, un neo-liberale con un occhio al sociale mentore anche di Daniele Franco, o la sua formazione lavorativa presso i grandi istituti bancari come Goldman Sachs. La situazione non tornerà più come prima, ed è impensabile una ripartenza con quel sistema pre-Covid. Oramai è evidente che dobbiamo adeguarci ad una nuova era.
Come ha fatto la Cina, che ne è una testimonianza sia per crescita che per risultati, tanto da anticipare il suo traguardo come prima potenza tecnologia mondiale ben 4 anni prima del previsto. Un PIL che è l’indice del giro economico di un paese, ad un +2/3%, in confronto di un -3/4% dell’Europa. I dati sono chiari, la Cina si sta già preparando per i prossimi anni ad una filosofia economica, che con l’avvento della digitalizzazione e della robotica, investirà pensando ad un miglioramento della vita, con stanziamenti nella cultura, nell’istruzione e nella sostenibilità.
Basti pensare che la Cina in 40 anni anni ha tolto 850 milioni di cinesi dalla povertà, mentre l’Occidente si è impoverito, creando il divario tra massa e caste. Ed è per questo che risuona interessante quando Mario Draghi parla di sociale. Un cambiamento importante sta arrivando, è innegabile, ma non sarà un cambiamento o una struttura politica di regime come quella cinese, ma un cambiamento che sembra volto al benessere della collettività per diventare poi la base di una nuova economia su cui lavorare. Almeno questa è la prospettiva positiva su cui sarebbe bene riflettere attentamente. Comunque questo indubbiamente può essere definito il secolo orientale e forse il prossimo africano, che darà comunque una continuità cinese, perché la mentalità cinese è fatta da accordi we to we, non certamente come quella occidentale basata sul sistema: uno contro l’altro.
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È importante capire questo faro che la finanza ha puntato sugli aiuti che i governi stanzino alle aziende come sgravi fiscali e agevolazioni. Di fatto la BCE compra titoli direttamente, ma il paradosso è, che una crisi della finanza può innescarsi proprio quando sarà passato il COVID, perché questi aiuti finiranno e uno scenario plausibile potrebbe essere che la BCE stamperà meno moneta, la Borsa per un lasso di tempo potrebbe scendere e la sfida: Mario Draghi, COVID e Crisi Italiana, si centrerà dunque proprio sulla ripartenza dell’economia o sul suo fallimento.
E il paese con il PIL più alto è quello a cui andranno più soldi, pertanto c’è una gara in questo senso. In sintesi con il vaccino e la pandemia finalmente sotto controllo la finanza rischia. Dunque una previsione da considerare è anche su questo 2021, che sarà un anno di preparazione per rilanciare una nuova soluzione economica, dove i mercati e le vite umane possano essere messe in condizioni non critiche. Mario Draghi, COVID e Crisi Italiana sono una partita tutta da giocare e senza tanto margine di errore.
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