Cremlino, Casa Bianca Dove si decidono le sorti dell’Ucraina e della Palestina e del mondo…
Tutto ebbe inizio con un conflitto scoppiato in Europa tra Ucraina e Russia, appena il mondo si stava riprendendo dal Corona virus e l’economia iniziava a recuperare terreno. Che la guerra in Ucraina sia stata il risultato della sottovalutazione di ciò che successe nel 2014 tra questi due paesi, oramai è evidente a tutti. Ma la storia, racconta da sempre, che l’Ucraina è un crogiolo di popoli, mischiati tra loro da millenni e le cui vicende in Italia restano poco conosciute, o note solo attraverso il filtro delle esperienze storiche dei vicini.
Un conflitto scoppiato all’inizio del 2022, che a detta di molti, sembra essere stato studiato a tavolino dagli Stati Uniti d’America per indebolire, dividere la Russia, nel tentativo di ottenere il controllo delle materie prime, dei giacimenti per l’estrazione e non solo, arrivando ad incrinare i mercati finanziari globali, già sofferenti e la vita di milioni di persone. Ed ora la Guerra in Israele.
Dalla situazione europea, adesso lo scontro si allarga al Medio Oriente, scenari di guerra devastanti tra Hamas e Israele,. Quello che preoccupa ora, oltre alle sanguinose atrocità delle azioni offensive, è una crescente apprensione per questa contagiosa violenza che sembra invadere uno stato dopo l’altro distruggendo valori, generazioni, economia e prospettive di pace.
Sono già in essere i rialzi dei prezzi dell’energia, che vanno a inficiare ancora di più quel delicato e precario equilibrio globale, e non da meno quella accrescere e netta sensazione che siamo ad un passo dal rischio di una terza guerra mondiale.
L’eterno e disumano comportamento degli umani bramosi di potere e prevaricazione, a discapito della pace e della gestione di un bene comune che appartiene a tutti su questa terra, sempre dilaniata da conflitti e ingiustizie.
Azzeccata è l’osservazione iniziale di Ben Cahill, senior fellow del Programma di Sicurezza Energetica e Cambiamento Climatico al Center for Strategic and International Studies (Csis), riportata l’Agi: “sembra che ci si stia dirigendo verso una massiccia invasione di terra a Gaza che porterà a una perdita di vite umane su larga scala”.
La domanda più ovvia è quella di come hanno potuto i servizi segreti israeliani, considerati il top dei servizi segreti mondiali, farsi cogliere in fallo da Hamas? Hamas dal canto suo è considerato il movimento militante islamico, nonché uno dei due principali partiti politici dei Territori palestinesi. Dove sta la crepa?
“Ogni volta che si verifica un conflitto di questa portata, ci sarà una reazione del mercato”, ha oltremodo dichiarato l’esperto.
Foto web. bambini palestinesi, ucraini.
E quello che davvero si teme adesso è un altro inverno difficile, dal momento che, se nella prima settimana dello scontro, le ripercussioni sui mercati energetici sono state relativamente contenute, con un’escalation del conflitto, le cose si sono complicare pericolosamente, visto che adesso la guerra si tocca con mano a suon di ostaggi, che fanno da merce di scambio tra Hamas e Israele e vittime civili tra cui moltissimi bambini.
E va da sé che l’estensione del conflitto tra Israele e la Palestina, il coinvolgimento di altri paesi del Medio Oriente con l’Europa ad un passo, potrebbe portare ad un probabile coinvolgimento del l’Iran, a causa degli interventi del Libano, della Siria, e una Cisgiordania messa in difficoltà, oltre, agli interessi delle grandi potenze: Russia, America, Cina e gli accordi strategici tra le nazioni emergenti del sud del mondo, un esempio ne è Brics
Si potrebbero determinare ulteriori aumenti del prezzo del petrolio, assestando l’ennesimo colpo a un’economia mondiale già altamente provata, ma cosa ancor più grave è il ripetersi dello stesso scenario fin troppo noto, in cui a farne le spese sono e saranno le vittime della guerra di questi paesi e tutti i cittadini dei paesi coinvolti.
Israele dal canto suo ha già chiuso un importante giacimento di gas per questioni di sicurezza, chiusura che potrebbe ripercuotersi sulle esportazioni di gas naturale liquefatto dall’Egitto. Con l’approssimarsi del periodo invernale, poi, il rischio è quello di rivivere l’incubo energetico appunto.
Si hanno già gli indici delle principali ripercussioni sui mercati finanziari come: il crollo della moneta israeliana, lo shekel, il rialzo del dollaro, ma soprattutto dell’oro, che ha rilevato un più 3 %, arrivando a 1.920 dollari l’oncia, oltre al prezzo del greggio che si è alzato del 6%.
L’Agi ha anche già reso noto che. “nella seconda settimana di ottobre, in Europa, le forniture del gas naturale sono aumentate di oltre il 40%, a 55€ per megawattora, complici anche l’arrivo delle temperature più fredde e le preoccupazioni per gli scioperi negli impianti di Gnl in Australia”.
E per infine, con l’estensione del conflitto, come è solito l’inflazione potrebbe ritornare a salire, determinando nuovi aumenti dei tassi d’interesse in tutto il mondo. Insomma, una situazione davvero critica e preoccupante che il mondo continua a seguire col fiato sospeso, con il rischio di una terza guerra mondiale a pezzi già in atto, come ha dichiarato lo stesso Papa Francesco e il fantasma dell’antisemitismo e dell’intolleranza religiosa.
E in questo scenario sempre più critico il saper tutelare le proprie finanze e i propri investimenti diventa una necessità primaria. I pronostici prima di tutto questo caos, vedevano una ripresa del mercato dell’azionario entro il 2024, anche per via delle nuove elezioni e la riorganizzazione mondiale degli assetti politici.
Ma adesso con la dichiarazione di Biden per la detassazione alle aziende estere che investiranno sul territorio americano, la Russia che in accordo con la Arabia Saudita, taglia la produzione del petrolio e le banche centrali che dovranno decidere tra recessione o inflazione, siamo arrivati sempre di più a un bivio fondamentale perché si sono già tutti schierati, in primis la Cina.
La democrazia va difesa da questi assassini, davanti a questo cambio di paradigma che presenta tante varianti, ma tutti vanno verso un’unica scelta, quella pro-guerra, con l’America e l’Inghilterra in prima linea in questa corsa verso il baratro perché non accettano la fine della loro epoca, com’è nomale che sia, perché le epoche cambiano e cambiano anche i suoi protagonisti, ciò che non cambia mai è la scelta primaria del conflitto.
Mentre la cosa giusta sarebbe quella di seguire una politica di armonia e lungimiranza, unica vera scelta che rimane all’uomo la più semplice, sembra però quella meno battuta.
Leggi anche se vuoi approfondire, il mio ‘articolo sullo scoppio della Guerra in Ucraina e ascolta questa osservazione molto puntuale dello storico Franco Cardini docente di storia medievale, dell’università degli studi di Firenze, che sul conflitto arabo israeliano ha basato molto dei suo studio negli ultimo quarant’anni, pubblicato molti saggi a riguardo.