Partendo dal presupposto che, forse gli italiani percepiscono l’evasione fiscale non solo come mezzo verso una pressione fiscale eccessiva, ma anche come una difesa dalla mala gestione dei soldi pubblici. Una giustificazione pari a quella del mafioso, o del camorrista, o a uno della ndrangheta, che va in Chiesa dopo aver ammazzato qualcuno. Andrebbe però letta questa relazione pubblicata sul sito www.finanze.gov.it, per rendersi conto dei provvedimenti e degli studi da parte del Governo per far fronte a questo dramma.
Ma per un italiano sembra che quando si ritrova a pagare le tasse in Giugno, dando metà del proprio anno lavorativo allo Stato e l’altra metà, del reddito che sarebbe il guadagno, lo usa per pagare tutto il resto, per poi scontrarsi con la mancanza di servizi in tutti i settori dalla: sanità, alla scuola, ai trasporti, al caro case, bollette, benzina, stipendi bassi e via dicendo, inizia a mettere in atto una sorta di autodifesa.
Un’autodifesa in cui i contribuenti per sopperire a tutte le mancanze dello Stato, sono costretti a ricorrere al privato: per la salute, l’istruzione adeguata, alla coabitazione per riuscire a pagare un affitto, che sia matrimoniale, genitoriale o studentesca.
Dove di fatto andare in bici a lavoro passando dal centro è una lotta contro le buche e piste ciclabili pericolose, dove fare il pendolare è raccomandarsi l’anima a Dio, con cantieri infiniti strade dissestate, caro benzina, aumenti autostradali e l’erogazione dei servizi pubblici lenta e farraginosa.
Insomma, gli italiani applicano una sorta di protezione, che fa si che quella sensazione di non avere alcuna certezza di un corretto utilizzo dei soldi dei contribuenti, li porta a giustificarsi così: tenodesi i soldi in tasca più tosto che pagarci le tasse, vista inoltre la convinzione diffusa che l’Italia abbia una classe politica corrotta e che i soldi non servano a migliorare i servizi alla popolazione, ma vadano ad arricchire solo alcuni.
E fa si che questa rimane una delle giustificazioni più frequenti all’evasione fiscale. Creando quell’evasione fiscale volontaria, perché molti trovano inaccettabile cedere mesi e mesi di lavoro alle casse dello Stato e quindi provano ad eludere il sistema. Tanto che il 4,1% del Pil italiano, circa, viene mangiato dall’evasione fiscale, si tratta di circa 100 miliardi di euro, sottratti alle casse dello Stato, come da una stima fornita dal Ministero dell’Economia. Stesso atteggiamento che usa la criminalità organizzata.
Ma, in realtà l’evasione è un pericoloso circolo vizioso perché, meno entrate di denaro ci sono nelle casse dello Stato, minori saranno i servizi erogati, provocando tagli alla spesa pubblica, e l’aumento ulteriore delle tasse da pagare per chi non può evadere, penalizzando chi paga le tasse rispetto a chi non le paga.
Per riuscire a spezzare questo circolo vizioso, sarebbe necessario che lo Stato riacquisti la fiducia dei cittadini, applicando severi controlli, non sono solo nei confronti di chi evade, ma ancor di più verso coloro che gestiscono e spendono i soldi dei contribuenti.
In molti sono convinti che l’evasione fiscale sia un reato. In realtà lo diventa solo al raggiungimento di determinate soglie, soglie che variano a seconda dell’illecito commesso:
Oltre all’evasione, esiste l’elusione e la frode fiscale. Ecco un piccolo prontuario per capire quali sono le differenze con l’elusione e la frode fiscale. È importante avere chiare le differenze, perché se davvero si condanna la criminalità organizzata e tutte le sue malefatte, va compreso che comportarsi con quel senso di autodifesa verso lo Stato, non si è da meno.
Per evasione fiscale s’intendono tutti quei comportamenti attraverso i quali i cittadini violano le norme di legge, al fine di non pagare, o pagare meno tasse. Un esempio di evasione può essere la somministrazione di bevande e alimenti senza emettere lo scontrino fiscale.
I circa 100 miliardi di euro all’anno di evasione, attestano che parte di questa cifra sarebbe riconducibile all’evasione di imposte dirette e parte al lavoro nero e all’economia sommersa. E questo crea degli effetti sociali ben noti, in quanto, evadendo le tasse, si sottrae allo Stato un gettito potenziale necessario a servizi essenziali per i cittadini. Ma si torna a quella sensazione del contribuente italiano che applica questa sorta di autodifesa, creando il famoso cane che si morde la coda, o circolo vizioso a cui accennavo sopra,
Esiste poi anche un comportamento volto ad evitare il pagamento di tributi e tasse senza violare la Legge. Ad esempio aggirare la Legge riducendo o evitando del tutto il prelievo fiscale da parte della Pubblica Amministrazione, in questo caso si parla appunto di elusione fiscale.
E si può parlare di elusione fiscale anche quando, pur nel rispetto di una “legittimità formale”, si sfruttano le carenze dell’ordinamento giuridico, volte ad evitare il pagamento di tributi senza violare la Legge e subire di conseguenza sanzioni da parte delle autorità. In questo caso il diritto non considera l’elusione “contra legem”, ma “extra legem”. Ma uno dei modi più subdoli per l’elusione fiscale è quando si effettua un trasferimento della sede legale dell’azienda, in paradisi fiscali, o meglio ancora in Stati dove la tassazione è minore, un esempio ne sono le multinazionali.
Come viene esplicato nell‘articolo 10-bis dello Statuto del Contribuente, modificato dal D.Lgs. n. 128 del 5 agosto 2015. Le nuove disposizioni superano la norma anti-elusiva prevista prima dall’art. 37-bis del DPR 600/1973, ma ribadiscono però la presenza di un abuso del diritto (l’elusione appunto) nel caso di “una o più operazioni prive di sostanza economica che, pur nel rispetto formale delle norme fiscali, realizzano essenzialmente vantaggi fiscali indebiti”.
E sarà dunque all’Agenzia delle Entrate a dover dimostrare la mancanza di una giustificazione fiscale ed economica degli atti dell’impresa. Perché in questo caso l’amministrazione finanziaria ne disconosce i vantaggi e ridetermina i tributi dovuti sulla base delle norme e dei principi elusi.
A tal proposito anche i vantaggi fiscali sono ritenuti indebiti, quando realizzati in contrasto con le finalità delle norme fiscali, o con i principi dell’ordinamento tributario.
Mentre sono ritenute legittime le ragioni extra-fiscali, anche di ordine organizzativo o gestionale dell’impresa che possano migliorarne il funzionamento, o che migliorino l’attività professionale del contribuente. La dimostrazione dell’esistenza di queste ragioni economiche extra fiscali sarà, però, in carico al contribuente.
Il reato di frode fiscale, si verifica quando ci si trova di fronte ad un illecito vero e proprio, una reale violazione della normativa tributaria. La caratteristica principale della frode fiscale è rappresentata dal comportamento fraudolento, che ha come fine quello di ingannare la Pubblica Amministrazione. È il caso di comportamenti atti a creare raggiri, o falsificazioni volte a occultare dei redditi. Per quanto concerne invece l’elemento soggettivo, va identificato l’intento doloso, ovvero lo scopo di evadere il fisco. Un esempio tipico di frode fiscale è la dichiarazione fraudolenta: attraverso fatture, o altri documenti per operazioni inesistenti atte a evadere le imposte sui redditi, o l’imposta sul valore aggiunto (IVA).
Spero davvero che questo piccolo prontuario sia stato utile nel per far comprendere, che l’evasione fiscale e il giustificarsi nel non pagare le tasse, può portare a seri guai legali, e che è talmente capillare da essere messo sullo stesso piano degli illeciti fatti allo Stato, dalla criminalità organizzata. Ci sono modi legittimi, seri e legali, per investire e salvaguardare le proprie finanze, basta chiedere una consulenza ad un professionista, ad esempio in questo caso, suggerisco ai miei clienti, tra le varie soluzioni, di prendere parte dei soldi che servono a pagare le tasse, per investimenti mirati, volti a creare capitale e risparmiare. Per conoscermi meglio leggi la mia biografia.